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Con una scrittura densa di umanità, Giancarlo Piacci sonda non soltanto le contraddizioni di un protagonista in lotta contro se stesso, ma anche i contrasti sociali di una realtà eternamente pronta a esplodere.
Se il corpo di un ragazzo viene trovato senza testa in una vasca per l'allevamento dei pesci, la cosa peggiore che può succederti è essere uno di quelli che poche ore prima hanno preso parte a una lite con lui – e, a differenza degli altri, non avere un alibi. Vincenzo ci ha provato a restare fuori dai guai, a mettersi alle spalle l'uomo che è stato. Si è trasferito nel porticciolo di Bacoli, di fronte al mare, in cerca di una pace che Napoli non poteva più offrirgli. Adesso accanto a sé ha una compagna, Irene, e un amico leale, Antonio, che hanno imparato ad accettare i suoi silenzi, i suoi tormenti, senza fare troppe domande. Eppure la felicità sembra ancora un miraggio, tanto più da quando la piccola comunità di pescatori dove trascorre il suo tempo è spaccata a metà. Una multinazionale sta per inaugurare nella zona il più grande allevamento ittico del Mediterraneo: qualcuno è allettato dall'opportunità di lavoro, altri temono di perdere la propria autonomia. Una mattina scoppia un diverbio, gli animi si scaldano, volano colpi e parole; la sera, uno di loro muore in circostanze terribili. Tutti i sospetti finiscono inevitabilmente sull'unica persona che si ostina a non spiegare dove fosse nelle ore in cui il ragazzo perdeva la vita: Vincenzo. Ma perché nascondere la verità, se questo comporta essere indagato per omicidio?
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