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Bisogna tornare indietro a quegli anni per capire bene cosa stava accadendo, e dunque come, e poi anche perché, la mia intervista a Lucio Battisti pubblicata su Ciao 2001 nel 1974 finì per diventare – al di là del fatto di essere la prima e, in effetti, l’unica occasione di sentirlo parlare diffusamente del suo lavoro – così importante nel mondo musicale italiano.
Quei cinque giorni al Mulino cambiarono in modo radicale l’atteggiamento di gran parte del pubblico più giovane e ribelle di allora. Fu proprio in seguito a quel lungo incontro con Battisti al Mulino, a quei cinque giorni trascorsi con lui ascoltando e riascoltando le registrazioni di Anima latina, e commentandole con l’artista, analizzandone i suoni, le ispirazioni, i particolari, le scelte e i gusti negli arrangiamenti, che io stesso mi resi conto di come non fosse solo un grande interprete di romantiche e piacevoli canzoni d’amore. Che non fosse “soltanto” l’autore di quelle che certamente potevano essere considerate le migliori produzioni della scena italiana di allora, ma pur sempre di “musica leggera”. Fu proprio parlando con Lucio che compresi quello che poi avrei raccontato ai lettori di Ciao 2001, ossia che Battisti era anche (e in realtà soprattutto!) un compositore di musica rock. Un grande compositore di musica rock (Renato Marengo)